venerdì 19 febbraio 2010

IL COMMERCIO TRIANGOLARE :Nelle acque dell' Oceano Atlantico si svolse il "commercio triangolare"che aveva come poli l' Europa l' Africa e l' America.
Le colonie dei Caraibi e il Brasile davano all' Europa zucchero, caffè, cacao, tabacco e le regioni artiche pellicce.
Dal canto loro, gli insediamenti in America richiedevano manufatti europei ( tessuti,armi, utensili ) perché ogni stato europeo controllava il commercio con le proprie colonie imponendo i prezzi delle
merci e vietando loro di costruire attività industriali.
Sulle acque dell' Oceano Atlantico si delineava un gigantesco traffico, il cosiddetto ,che prevedeva tre tappe:
Prima tappa: dall' Europa all' Africa, sulla costa degli schiavi. Gli schiavi erano barattati con prodotti europei : oggetti di cuoio e in vetro , alcolici , lingotti di ferro , fucili e polvere da sparo , tessuti fabbricati appositamente per il mercato africano .
Talvolta il carico di schiavi era completato con qualche prodotto locale: gomma , avorio , legni preziosi. Seconda tappa : dall' Africa all' America.
Gli schiavi erano trasportati con le navi e venduti nelle Antille , in Brasile e nelle colonie inglesi del sud in cambio di denaro contante .
Terza tappa: dall' America all' Europa . Venduti gli schiavi , le navi rientravano in Europa con le stive piene di prodotti tropicali . La durata media di questo circuito era di 18 mesi .

LA TRATTA DEGLI SCHIAVI: É molto difficile valutare con precisione l’importanza del prelevamento demografico operato sui trecento anni di tratta intensiva .Le perdite di vita umana cominciavano durante la caccia ai futuri schiavi, proseguivano durante il loro cammino fino all’imbarco sulla costa atlantica , poi durante l’attraversata. Si stima a 30% il numero degli schiavi sbarcati sulle coste americane o altre.Si contano tra i 20 e 100 milioni d’uomini e donne, per di più giovani e quindi all’età di procrearsi, che furono perduti per il continente africano;Tale deportazione fu alle origini di uno sconvolgimento maggiore delle strutture politiche ed economiche dell’Africa. La schiavitù fu abolita nel 1833 Gran Bretagna, 1848 Francia, 1865 Stati Uniti, 1963 Arabia Saudita e 5 Luglio 1980 in Mauritania dove l’Onu stima la popolazione attuale di schiavi a..125 000 persone.

Scrivere sulla schiavitù e la tratta dei negri è doloroso e pericoloso. Doloroso perchè l’orrore della tratta è evidente per tutti oggi e l’abietto comportamento dei negrieri fa paura, come un vecchio demonio che sonnecchia nella storia dell’umanità.Pericoloso perchè le date, le cifre, i luoghi, i nomi dei protagonisti fanno a volte l’oggetto di polemiche fuori luogo.La schiavitù e la servitù sono state alla base dell’economia della maggior parte delle civilizzazioni.In Senegal, vi era uno schiavo su uno libero e, in alcune regioni quattro a sedici schiavi su un adulto libero.I Coniagui e i Bassari hanno servito da " riserva di caccia agli schiavi " prima di diventare, più tardi, i più grandi fornitori dell’Ovest, a scapito dei Dioula, Mandjaque e altre popolazioni dei fiumi del Sud. Il Tekrour era conosciuto sin dal XIesimo secolo per le sue pratiche schiavistiche.I Sereres, una delle più antiche popolazioni del Senegal, non praticavano la schiavitù a grandi livelli prima dell’arrivo delle popolazioni del Nord. Con la formazione dei regni del Sine e del Saloum, i Sereres adottarono le istituzioni schiavistiche del Djolof.Nel 1455, il navigatore Ca’ da Mosto rapporta che il re senegalese Zucholin "mantiene il suo potere economico grazie ai saccheggi che fa di più schiavi sul paese, come sui suoi vicini, dei quali si serve in diversi modi, e soprattutto per far coltivare i suoi possedimenti. Ne vende in gran numero ai mercanti arabi e ne consegna anche ai cristiani da quando questi hanno cominciato a contrattare merci in questi paesi".Dopo la promulgazione del decreto del 27 aprile 1848 che aboli la schiavitù nelle colonie francesi, il governatore prova a creare due "villaggi di libertà" a Ndar Tout e a Sor, nei dintorni di Saint-Louis. Nel 1880, i missionari della società delle missioni di Parigi crearono il villaggio di Bethes o Khor, vicino Saint-Louis. Ma i più importanti villaggi di libertà erano presso Matam a Civé, a Podor e nel Niani Ouli .Poi ne esistettero altri un pò dappertutto, Kaolack e Karabane per i più conosciuti.Essendo la potenza economica e militare dei padroni basata sui principi schiavistici, la nuova legge non vide una reale applicazione prima degli inizi del XXesimo secolo.Inoltre, più secoli di commercio atlantico avevano, con l’economia di scambio, favorito lo sviluppo di una società feudale: feudalità di spada e di vesti hanno regnato sui contadini fino alla colonizzazione europea. Cosi, le caste e le feudalità costituivano il tessuto della società senegalese. La tratta dei Negri apparve nel 1444 con l’arrivo dei portoghesi.Oltre alla schiavitù domestica, le civilizzazioni del bacino mediterraneo hanno sempre avuto bisogno di schiavi per costruire le città e i tempii, e per manovrare le galere di commercio e di guerra. Tali schiavi erano costituiti dai prigionieri di guerra, da condannati o vittime del traffico mauro in Africa Nera.1441. Il nobile mauro
Adahu catturato dai portoghesi propose il suo riscatto contro sei schiavi neri. Lo scambio ebbe luogo nel 1443. L’infante sperava ottenere delle informazioni sul paese del leggendario prete Jean, il che avrebbe permesso di prendere alle spalle i mauri. Dinis Dias raggiunge il Senegal e riporta a Lagos 4 prigionieri : è l’inizio di una tratta sistematica.Alla cattura violenta, va sostituendosi , a partire dal 1450, il commercio con gli arabi e i capi guineiani.Alla fine del XVesimo secolo, 800 a 1000 neri arrivano ogni anno dall’isola d’Arguin in Portogallo. Nel 1552, gli schiavi rappresentano 10% della popolazione di Lisbona, sia 10 000 persone costituite da Mauri, neri e nativi delle Canarie. Si contano a quell’epoca circa 70 mercanti di schiavi in questa città.Dapprima servi e convertiti al cristianesimo in Portogallo, le vittime della tratta sono rapidamente messi nelle piantagioni di canna da zucchero delle Canarie, di Madera e delle Açores. Con lo sviluppo degli imperi coloniali oltre-atlantici, gli schiavi sono deportati in atroci condizioni in America e nei Caraibi.Nel 1600, ve ne sono 300 000 sul suolo americano. Nel XVIIesimo secolo, l’Africa consegna un milione e mezzo di schiavi. questa cifra passa a 6 milioni e mezzo nel XVIIIesimo secolo.I più grandi centri di tratta si situavano sulla Costa del Vento, sulla Côte des Graines la Costa D’Avorio, la Costa dell’Oro, La Costa degli Schiavi e la Costa d’Angola. Alcuni negrieri, per completare il loro carico, vanno fino in Mozambico, sulla costa orientale. Cosi , durante più di 300 anni, il commercio triangolare era giunto al suo culmine.Paese aperto sull’oceano e confinante con le regioni maure, il Senegal occupava una situazione geografica favorevole a questo traffico. Bakel non era altro che un vasto mercato di schiavi alimentato principalmente dai Bambara e dai Dowiches : nel XVIIIesimo secolo, 60 000 schiavi venivano venduti ogni anno. Joal si chiamava alle origini Diong ed era stata stabilita da Massai Diome per parcheggiare i suoi schiavi. L’assenza di barriere lungo la piccola costa nel sud del Cap Vert aveva favorito lo sviluppo dei banchi di Rufisque, Portudal e Joal. L’isola di Gorea, con la sua situazione privilegiata che la rendeva accessibile in ogni stagione, rinforza la sua situazione strategica sia per il controllo della costa ovest sia per la tratta. A Karabane, si può ancor’oggi vedere la gabbia, la più importante costruzione dell’isola . Principale banco francese, Saint-Louis non era in rovina e l’importante gabbia della quale si vede la costruzione dietro l’albergo de la Poste lo testimonia ancora.A partire dal 1827, quando la tratta degli schiavi fu abolita, fu dalla Gorea che i francesi cacciarono i negrieri che trafficavano ancora nel nord dell’Equatore. Dopo il suo divieto completo sulla costa ovest, l’orribile traffico riprende sulla costa orientale : Zanzibar diventa il nuovo circuito della tratta alla fine del XIXesimo secoloNel 1846, Gorea rifugiò 250 schiavi presi in un battello negriero a largo dele coste angolesi. Dopo 3 anni trascorsi a Gorea, gli affrancati furono istallati nel Gabon dove fondarono Libreville. Gorea è oggi universalmente riconosciuta come luogo di memoria della tratta negriera.

sabato 13 febbraio 2010

L'ACQUA, UN BENE PREZIOSO:
L’acqua è destinata a rivestire un’importanza sempre più rilevante nei rapporti tra gli Stati, con il rischio di dare origine a violenti conflitti.
In alcune regioni del mondo, la scarsità di acqua potrebbe diventare quello che la crisi dei prezzi del petrolio è stata, negli anni settanta: una fonte importante di instabilità economica e politica.
Quasi il 40% della popolazione mondiale dipende da sistemi fluviali comuni a due o più paesi. L'India e il Bangladesh disputano sul Gange, il Messico e gli Stati Uniti sul Colorado, la Cecoslovacchia e l'Ungheria sul Danubio. Una zona calda emergente è l'Asia centrale, dove 5 ex repubbliche sovietiche, da poco indipendenti, si dividono due fiumi già troppo sfruttati, l'Amu Darja e il Sjr Darja. E' soprattutto nel Medio Oriente tuttavia che le dispute sull'acqua stanno modellando gli scenari politici e i futuri economici.

L'Egitto è un esempio dei dilemmi e delle incertezze che devono affrontare i paesi con una rapida crescita demografica e fonti di approvvigionamento idrico molto limitate sul proprio territorio nazionale. 56 milioni di persone in Egitto dipendono quasi interamente dalle acque del Nilo, ma le origini del fiume non si trovano all'interno dei confini del paese. l'85% del Nilo è generato dalla piovosità in Etiopia e scorre come Nilo azzurro nel Sudan prima di entrare in Egitto. La parte restante dipende dal sistema del Nilo bianco, che ha le sue sorgenti in Tanzania, al lago Vittoria, e si congiunge al Nilo azzurro nei pressi di Khartoun. Il fiume più lungo del mondo rifornisce in tutto nove nazioni, e in Egitto arriva per ultimo. Sulla base di un accordo sottoscritto nel 1959 con il Sudan, l'Egitto ha diritto ogni anno a 55,5 miliardi di metri cubi d'acqua del Nilo, mentre al Sudan ne sono stati assegnati 18,5. Per soddisfare il suo fabbisogno l'Egitto integra l'acqua del Nilo con piccole quantità di acque freatiche, con l'acqua del drenaggio agricolo e con acque di scolo municipali trattate. Nel 1990, ha avuto una disponibilità di 63,5 miliardi di metri cubi di acqua. sfortunatamente, anche secondo le proiezioni più modeste la domanda idrica egiziana salirà a 69,4 miliardi di metri cubi per la fine del decennio.


L'ACQUA IN CIFRE:
Anche se la superficie terrestre è coperta per il 71% di acqua, questa è costituita per il 97,5% da acqua salata. L’acqua dolce è per il 68,9% contenuta in ghiacciai e nevi perenni, per il 29,9% nel sottosuolo e solo lo 0,3% è localizzata in fiumi e laghi, e quindi potenzialmente disponibile. Tale quantità corrisponde allo 0,008% dell’acqua totale del pianeta. Si tratta di un quantitativo irrisorio distribuito in modo ineguale sulla superficie terrestre. La maggior parte di essa, infatti, è concentrata in alcuni bacini in Siberia, nella regione dei grandi laghi in Nord America, nei laghi Tanganika, Vittoria e Malawi in Africa, mentre il 27% è costituita dai cinque più grandi sistemi fluviali: il Rio delle Amazzoni, il Gange con il Bramaputra, il Congo, lo Yangtze e l’Orinoco.

Nel mondo, un miliardo e 400 milioni di persone del pianeta non hanno accesso all’acqua potabile. Il rischio è grande che nell’anno 2025, quando la popolazione supererà gli 8 miliardi di esseri umani, il numero delle persone senza accesso all’acqua potabile aumenti a più di 3 miliardi.

In media ogni abitante del pianeta consuma oggi il doppio di acqua rispetto all’inizio del 1900, e globalmente, il consumo mondiale di acqua è circa decuplicato solo nell’arco di un secolo.

Negli ultimi cinquant’anni la disponibilità d’acqua è diminuita di tre quarti in Africa e di due terzi in Asia. La FAO prevede che nel 2000 saranno almeno 30 i paesi che dovranno far fronte a crisi idriche croniche.

In Africa la disponibilità di acqua potabile, reti fognarie e servizi igienici è ancora molto lontana da uno standard accettabile, soprattutto nelle aree rurali, dove meno del 60% della popolazione dispone di acqua potabile e meno della metà di servizi igienici.

In Papua Nuova Guinea il 70 % della popolazione non ha accesso all'acqua, in Zambia la percentuale è del 73% e in Burkina Faso sale al 78%.

Un cittadino nordamericano utilizza 1.700 metri cubi di acqua all’anno; la media in Africa è di 250 metri cubi all’anno. La Commissione mondiale per l’acqua indica in 40 litri al giorno a persona la quantità minima per soddisfare i bisogni essenziali. Con circa 40 litri noi italiani facciamo la doccia, per gli altri rappresenta l’acqua di intere settimane.

800 milioni sono le persone che non hanno un rubinetto in casa e secondo le stime dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, più di 200 milioni di bambini muoiono ogni anno a seguito del consumo di acqua insalubre e per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano. Complessivamente si stima che l’80% delle malattie nei Paesi del Sud del mondo sia dovuto alla cattiva qualità dell’acqua. Sono fondamentalmente 5 le malattie di origine idrica: 1) malattie trasmesse dall'acqua (tifo, colera, dissenteria, gastroenterite ed epatite); 2) infezioni della pelle e degli occhi dovuti all'acqua (tracomi, lebbra, congiuntivite e ulcere); 3) parassitosi legate all'acqua; 4) malattie dovute ad insetti vettori, ad esempio mosche e zanzare; 5) infine, malattie dovute a mancanza di igiene (taeniases).

L’Italia è prima in Europa per il consumo d’acqua e terza nel mondo con 1.200 metri cubi di consumi l’anno pro capite. Più di noi soltanto gli Stati Uniti e il Canada. Rispetto i parametri europei non possiamo invece che passare per spreconi: gli italiani consumano quasi 8 volte l’acqua usata in Gran Bretagna, dieci volte quella usata dai danesi e tre volte quello che consumano in Irlanda o in Svezia. Allarme sullo spreco anche da parte del WWF che annuncia la disponibilità d’acqua dolce in Italia sta scendendo dai 2.700 metri cubi pro capite ai 2.000 metri cubi.

ACQUA, RISORSA LIMITATA:
E’ chiaro, quindi, che la principale fonte di vita dell’umanità si sta trasformando in una risorsa strategica vitale.

Il valore crescente dell'acqua, le preoccupazioni concernenti la qualità e la quantità di approvvigionamenti, oltre che le possibilità di accesso, accordate o rifiutate, stanno avvicinando l'acqua al petrolio e a certe ricchezze minerali in quanto risorsa strategica. La sua rarità e il suo valore crescente porteranno sempre più a delle politiche dell'acqua e a conflitti internazionali che potranno attribuire ai diritti su quest'ultima un'importanza di primo piano.

Sono diverse le soluzioni prese in esame e le tematiche di intervento per gestire al meglio la crescita del consumo dell’acqua. Comunque è evidente che mancano delle regole mondiali di controllo sulla gestione dell’acqua e la sua difesa come bene comune, patrimoniale e prevale l’approccio di considerare l’acqua un bene da lasciare alla libera regolamentazione del mercato.

Già nel 1994, alla Giornata Mondiale per l’Alimentazione, il Papa Giovanni Paolo II sottolineava la necessità di "… considerare l'importanza dell'acqua per la vita e la sussistenza degli individui e delle comunità. Giacché ognuno deve avere la possibilità di accesso a rifornimenti d'acqua incontaminata, la comunità internazionale è chiamata a cooperare per proteggere questa preziosa risorsa da forme di utilizzazione non adeguate e dal suo spreco irrazionale. Senza l'ispirazione che deriva dai principi morali profondamente radicati nei cuori e nella coscienze degli uomini, gli accordi e l'armonia che dovrebbe esistere a livello internazionale per la preservazione e l'uso di questa risorsa essenziale saranno difficili da mantenere e portare avanti".

LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA:
Tuttavia, per quanto riguarda la gestione dell’acqua, c’è da fare i conti con un crescente fenomeno di privatizzazione dell’acqua. Nel Regno Unito è stata l’espressione di una scelta politica del governo Thatcher. La privatizzazione alla francese (fondata sul sistema della "gestione delegata" dei servizi alle compagnie private) è di gran lunga la più usata. In Canada vi sono stati dei tagli drastici alle spese per le infrastrutture e le municipalità locali sono state costrette ad affidare gli investimenti in materia di acqua alle compagnie private. Forti spinte per la privatizzazione sono presenti in Germania federale, in Irlanda, in Italia, nei Paesi Bassi. Moltissime le città nel Sud del Mondo in cui da diversi anni tale privatizzazione si è verificata.

"Qualunque sia la motivazione" – afferma Riccardo Petrella – "la privatizzazione dell’acqua non è una soluzione efficace dal punto di vista politico, sociale, economico, ambientale, etico. Non è giustificabile considerare l’acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l’acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del pianeta (così come agli organismi viventi). La privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell’acqua"

La privatizzazione fa gonfiare i prezzi dell’acqua in maniera smisurata. Il capitale privato è consapevole del fatto che i servizi per l’acqua sono diventati un settore di attività molto redditizio. Così, le grandi multinazionali dell’acqua, (tra cui le francesi Suez-lyonnaise, Vivendi-Generale, Saur-Bouygues, o le più note Danone e Nestlé) spingono perché si sviluppi il mercato dell’acqua. Grazie alla loro potenza finanziaria, alla loro tecnologia e alle loro enormi competenze accumulate negli anni, esse sperano di assicurarsi il controllo di questi mercati.

Qualche esempio. La Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una in Cina e l’altra negli Stati Uniti. La Nestlé ha iniziato a commercializzare in Pakistan la sua prima acqua "purificata", acqua di rubinetto trattata con l’aggiunta di minerali.

sabato 23 gennaio 2010


LA STORIA DELLAC MILAN:
Il passato rossonero è ormai leggenda, come sono leggendari gli uomini che hanno contribuito a scriverlo: presidenti, allenatori e calciatori. Vittorie di immenso prestigio, ottenute in ogni parte del mondo testimoniano la forza e l´organizzazione di un gruppo senza eguali.
1899/1929:
Il Milan Foot-Ball and Cricket Club viene fondato ufficialmente il 16 dicembre 1899. La sede viene inizialmente stabilita presso la Fiaschetteria Toscana di Via Berchet a Milano. La formazione disputa una sola partita contro il Torino alla sua prima stagione di attività ufficiale, ma nel 1900/1901 conquista già il suo primo scudetto. In breve tempo il Milan diventa la squadra più seguita in Lombardia e il secondo scudetto arriva solamente nel 1905/1906 e a questo si aggiunge subito il terzo la stagione successiva. Dopo travagliate vicissitudini societarie la presidenza passa a Pietro Pirelli, a tutt'oggi il Presidente più longevo della storia del Club. Risale a questo periodo anche l'inaugurazione dello stadio di San Siro.
1950/1960:
Con l'arrivo di Gipo Viani alla guida della squadra il Milan vince lo scudetto nella stagione 1956/57. Alla già competitiva rosa della squadra si aggiunge, nel 1958, José Altafini: il brasiliano conquista da subito il favore del pubblico e, insieme al "vecchio" capitano Liedholm, a Cesare Maldini e all'indimenticabile Pepe Schiaffino, vince il titolo italiano dopo un testa a testa emozionante con la Fiorentina.
1960/1970:

Mentre gli anni precedenti erano stati caratterizzati dal predominio di calciatori stranieri, questo decennio vede come protagonisti calciatori italiani che acquisteranno anche fama a livello internazionale, a partire da Gianni Rivera. L'arrivo in panchina di Nereo Rocco segna l'inizio di un nuovo corso, caratterizzato da successi in tutte le competizioni. Il più emozionante è però senza dubbio la conquista della prima Coppa dei Campioni nella stagione.

1962/63: il 23 maggio 1963 Cesare Maldini solleva al cielo il trofeo conquistato grazie alla vittoria 2-1 sul Benfica in finale. Altra stagione indimenticabile è nel 1967/68: il Milan vince lo Scudetto, partecipa alla Coppa dei Campioni la stagione successiva, vince il trofeo e conquista anche l'Intercontinentale, la prima della sua storia. In conclusione di decennio Gianni Rivera conquista, primo italiano nella storia del calcio, il Pallone d'Oro, il più prestigioso riconoscimento a livello personale per un calciatore.
1970/1985:
Il periodo è uno dei più bui della storia del Club e lascia al Milan solo poche soddisfazioni: in cima a tutte la conquista della Stella nel 1979, a testimonianza del dieci titoli nazionali vinti. Dopo la conquista dello scudetto della stella Gianni Rivera lascia il calcio giocato, ma rimane in seno alla Società con la carica di Vice Presidente. I primi anni Ottanta sono da dimenticare per i tifosi milanisti (due campionati di Serie B), ma vedono anche l'esordio in rossonero di una delle bandiere del Milan di oggi, Paolo Maldini.
1985/1995:
Nel 1986 arriva Arrigo Sacchi, profeta della zona, del calcio totale, del pressing e della velocità e, con lui, gli olandesi Van Basten e Gullit. In campionato il Milan, dopo mesi di testa a testa col Napoli, conquista il suo 11° Scudetto proprio nello scontro diretto del primo maggio al San Paolo. Dopo Gullit e Van Baste, un altro olandese si aggiunge alla squadra dando vita all'indimenticabile trio. La stagione 1988/89 è dedicata all'Europa: in Coppa dei Campioni il Milan trionfa a Barcellona davanti a un pubblico quasi totalmente rossonero. Sacchi porta poi il Milan a trionfare anche a livello mondiale, conquistando per ben due volte la Coppa Intercontinentale. Nel 1992/93 Sacchi lascia la panchina a Fabio Capello e il Club di Via Turati si dedica ai successi nazionali. La squadra conquista infatti quattro Scudetti (di cui tre consecutivi), tre Supercoppe di Lega, una Champions League e una Supercoppa Europea.
1995/2007
La fine degli anni Novanta non è però all'altezza dell'inizio: il
Milan, sulla cui panchina si succedono diversi tecnici, ridimensiona il proprio peso in Italia e in Europa ed è solo con Alberto Zaccheroni che, nel 1999, conquista il 16° Scudetto, proprio nell'anno in cui ricorreva il centenario della Soceità. L'arrivo di Carlo Ancelotti alla guida della squadra ha aperto per i rossoneri un nuovo ciclo vincente in Italia e in Europa, con la conquista, fra gli altri trofei, del 17° Scudetto e di due UEFA Champions League, l'ultima delle quali vinta proprio la scorsa stagione. Il Milan di oggi può vantare una rosa ricca di campioni dal talento mondiale e si conferma una tra le squadre più prestigiose nel panorama del calcio contemporaneo.


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